Non succedeva da 15 anni: in Umbria nel 2023 le imprese che hanno chiuso i battenti hanno superato le nuove aperture. Più di 4100 imprese cancellate in 12 mesi, un saldo negativo di 139 dovuto all’improvviso aumento delle cessazioni che ha colpito la Provincia di Perugia.
Siamo lontanissimi dal trend positivo di oltre 1000 aziende del 2010 e l’Umbria fa registrare il secondo risultato peggiore – ovvero meno 0, 15% rispetto al 2022 – dopo il Molise, mentre a livello nazionale il bilancio resta positivo.
Un’inversione di tendenza, quella emersa dagli ultimi dati Movimprese diffusi dalla Camera di Commercio di Perugia, che sottolinea la fase complessa che sta vivendo il tessuto imprenditoriale umbro, alla quale le politiche regionali non sono in grado di rispondere in modo capillare ed incisivo, mettendo a rischio anche il futuro di tanti lavoratori.
In questo scenario caratterizzato dall’elevata inflazione, dalle tensioni geopolitiche e dai cambiamenti tecnologici, chi ci governa dovrebbe prendere atto del fatto che il futuro dell’economia regionale non può essere affidato solo all’aeroporto e alla performance del comparto turistico, ma richiede interventi strutturali e trasversali a tutti i settori quali l’alleggerimento del carico fiscale per attrarre investimenti e sulle potenzialità dei nostri giovani per evitare che fuggano in altre regioni o all’estero.