La scelta di mettere al centro la scuola, superando le connotazioni ideologiche, è una possibilità fattiva per rispondere ai nuovi bisogni della società italiana, dove sono tantissimi gli alunni e le alunne con background migratorio che ogni giorno frequentano le nostre scuole e vivono con i nostri figli, ma si sentono stranieri in casa propria perché non hanno la cittadinanza italiana.
Donatella Porzi, consigliere regionale dell’Umbria
Di fronte agli spiragli di dialogo che si sono aperti in questi giorni rispetto allo Ius Scholae, sulla spinta di Forza Italia, è necessario trovare il coraggio di “rianimare” il processo di riforma della legge sulla cittadinanza legando la concessione della stessa ai figli di immigrati che hanno compiuto uno o più cicli di studio in Italia.
Il tema è delicato e divisivo, ma ci sono già le basi sulle quali confrontarsi per fare un nuovo passo in avanti dopo un processo legislativo che si è arenato nel 2022, fino ad uscire dall’agenda politica, ma che non è secondario per riportare sui tavoli di lavoro la formalizzazione di una realtà che nei fatti già esiste: quella di tanti minorenni stranieri che vivono in Italia, dove sono nati o cresciuti, parlano la nostra lingua, condividono la cultura e i valori italiani, contribuiscono alla vita sociale e culturale del nostro Paese, ma non sono italiani per legge.
Non avere la cittadinanza si associa al rischio di alimentare le disuguaglianze educative e un maggiore abbandono scolastico di questi bambini e ragazzi; limita il loro senso di appartenenza al territorio e alla comunità; rischia di spezzare i loro sogni e il loro futuro di adulti esponendoli alla vulnerabilità e alla discriminazione.
Sappiamo bene che gli immigrati rappresentano una forza ormai strutturale del nostro Paese, a partire dal nel mercato lavoro fino alla tenuta del sistema di welfare. E nello sport. Non a caso sono state proprio le ultime Olimpiadi a riaccendere riflettori sull’argomento, in seguito agli ottimi risultati ottenuti da un’Italia che ha mostrato al mondo il volto di una nazione integrata puntando anche sulla qualità di questi atleti.
Nel corso del suo intervento al Meeting di Rimini il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha ribadito che la contrazione del numero di persone in età lavorativa, da qui al 2040 porterà ad un calo del Pil del 13 per cento. Per il numero uno di Palazzo Palazzo Koch, una risposta razionale per ridurre gli squilibri demografici e, di conseguenza, la loro incidenza sulla nostra capacità produttiva e sulla tenuta del nostro sistema previdenziale, può essere l’introduzione di misure che favoriscano l’ingresso di lavoratori stranieri regolari, nonché il rafforzamento delle misure di integrazione dei cittadini stranieri nel sistema di istruzione e nel mercato del lavoro.
Mi auguro che Forza Italia non faccia soltanto un’operazione di facciata per guadagnare il consenso dell’elettorato cattolico e moderato, ma che abbia la determinazione per portare avanti un provvedimento, insieme alle forze politiche che lo vorranno a livello nazionale, che affronti realmente il problema, senza trincerarsi dietro al fatto che non era nell’agenda di Governo. Se è vero, come lo è, che la Presidente Meloni nel 2022 sosteneva lo Ius Scholae, non vedo quale motivo possa impedire di mettere come presidio del diritto alla cittadinanza la scuola, luogo di confronto tra culture che quotidianamente svolge il processo di integrazione, non senza difficoltà, come ha dimostrato la Pandemia. Mentre sollecitiamo il Governo a trovare le misure per arrestare la fuga dei nostri ragazzi all’estero, facciamo altrettanto affinchè tutte le forze politiche capiscano che i tempi sono maturi per prendersi l’impegno di costruire una società realmente inclusiva, che garantisca quell’uguaglianza delle opportunità affermata dalla Costituzione italiana e richiamata dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile.