Di Donatella Porzi
Greta Thunberg, la paladina che difende l’ambiente con tutta sé stessa, proprio in questi giorni è arrivata in America su una barca ad emissioni zero. Attivista per l’ambiente, la giovane svedese ha puntato il dito contro l’indifferenza dei potenti riguardo le disuguaglianze climatiche e sociali nel mondo. Nel suo intervento a margine del Summit sul clima in corso all’Onu, il 23 settembre a New York, Greta si è rivolta ai leader politici mondiali pronunciando un discorso ormai noto a tutti. “Ci state deludendo, ma i giovani stanno iniziando a capire il vostro tradimento, gli occhi di tutte le generazioni future sono su di voi, e se sceglierete di fallire non vi perdoneremo mai”. Nonostante le lacrime accorate di Greta nessuno dei principali Paesi emittenti si è impegnato a prendere provvedimenti per limitare l’introduzione di nuovi inquinanti in atmosfera, come lei si aspettava. I giovani stanno rispondendo positivamente alle sue sollecitazioni e chiedono che i cittadini del futuro siano sempre più operativi nel contrastare la crisi climatica e ambientale e il 27 settembre gli studenti italiani hanno dato vita ad uno sciopero, aderendo alla mobilitazione mondiale “Climate Action Wek”. Vedere tanti giovani che in tutto il mondo si sono mobilitati per far sentire la propria voce contro i potenti, è stato davvero emozionante, ma ha rappresentato un monito per tutti quelli che non lo hanno fatto.
L’attenzione verso i problemi ambientali è aumentata notevolmente in questo ultimo periodo, ma la questione, in realtà, è sul tavolo da molti anni. Il New Deal portato avanti dal Presidente Roosvelt negli anni ’30 del Novecento non si occupò solo della Grande Depressione, ma anche dell’emergenza climatica, già in atto negli Stati Uniti, causando una crisi economica senza uguali. Successivamente però i potenti del mondo si sono mostrati sordi e ciechi, supportati da coloro che hanno ridicolizzato o ignorato i problemi ambientali, perché ne avrebbero ricevuto danni economici, arrivando ad assumere atteggiamenti resilienti, nonostante l’evidenza.
Fin dal 1953, quando le bombe atomiche esplodevano nell’atmosfera, Albert Schweitzer, il grande pensatore premio Nobel per la pace, pronunciava queste parole «L’uomo ha perso la capacità di prevedere e prevenire; finirà per distruggere la Terra». Da allora la composizione chimica dell’atmosfera è stata modificata di continuo con la diffusione di rifiuti gassosi di ogni genere e mentre gli scienziati ci mettevano in guardia, le loro profezie venivano ignorate, perché ascoltarli avrebbe significato intraprendere azioni concrete e radicali che avrebbero intaccato privilegi ed interessi economici.
Non possiamo non ricordare i continui appelli di un eroe dei nostri tempi – Papa Francesco – che, con la Laudato si’ ha posto la fondamentale attenzione sulla difesa del Creato intuendo con largo anticipo che è necessario combattere in prima persona questa battaglia. Le sue parole sono un monito per tutti: “Ogni fedele, ogni membro della famiglia umana può contribuire a tessere, come un filo sottile, ma unico e indispensabile, la rete della vita che tutti abbraccia”.
Ormai il tempo è scaduto, non possiamo permetterci alcuna proroga.
Il Brasile, gli USA e la Cina, sono i paesi più inquinanti del mondo, secondo i parametri del Worldwide Governance Indicators Project, adottati dalla Banca Mondiale per valutare l’affidabilità dei governi. In pratica i paesi più ricchi sono anche quelli che hanno l’impatto più devastante sull’ambiente, mentre con l’aumento del benessere, ci dovrebbe essere una maggiore coscienza ecologica. Ma come? Per raggiungere questo ambizioso quanto necessario obiettivo, la scuola ha un ruolo fondamentale, così come la diffusione capillare della cultura scientifica, per diffondere conoscenza e consapevolezza.
“La scuola è una speranza sempre e ovunque” ha affermato il Presidente Mattarella nel suo augurio di inizio anno scolastico, ed è vero, perché la scuola può contribuire a far sì che i suoi alunni possano essere cittadini consapevoli e responsabili nel rispetto dell’ambiente, inteso sia come natura, sia come bene culturale. In Italia, infatti, paesaggio e arte sono tutt’uno come ricorda l’articolo 9 della Costituzione “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione.”
Nell’accordo di governo tra il partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle, viene tratteggiato il Green New Deal per l’Italia, in linea con la campagna Green New Deal for Europe annunciata dalla nuova leder della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Il 27 settembre il ministro dell’Economia e delle finanze Gualtieri ha chiesto, a nome dell’Italia, che l’Europa tenga fuori dal calcolo dell’indebitamento i fondi pubblici al servizio della rivoluzione verde. Quindi potrebbero partire proposte per il sociale, per i trasporti, per il territorio, per l’efficienza energetica… Piccoli passi per un progetto rivoluzionario che modificherebbe la nostra esistenza e le nostre abitudini, con un vantaggio per tutti, in ogni settore politico, economico e sociale, incluso il superamento della crisi economica che sta interessando molti paesi del mondo, oltre al nostro, se è vero, come affermano molti economisti, che ambiente, lavoro, giustizia sociale e sviluppo economico, camminano di pari passo.
Stiamo parlando di una rivoluzione culturale che la politica e la società faranno propria, o stiamo pronunciando parole al vento? Sembra che molti politici, si stiano risvegliando dal torpore e rivolgano finalmente l’attenzione alle problematiche della crisi climatica, dell’ambiente e dell’ecosostenibilità, sia in Europa, grazie ai Verdi Europei o al movimento transnazionale DIEM25, sia in Italia. Questi movimenti stanno ottenendo il sostegno di diversi partiti ed anche questo nuovo governo sembra andare in questa direzione. La questione è molto ampia e complessa e non ci resta che sperare in un andamento positivo, che rappresenti veramente la svolta di cui abbiamo bisogno. Da parte nostra ci sarà completa dedizione e massimo impegno.