Impauriti, sonnambuli, sprofondati in un sonno che li rende ciechi davanti ai presagi. In un Paese sempre più vecchio. Mi è apparsa davvero inquietante la fotografia degli italiani scattata dal Censis nel Rapporto 2023 pubblicato in questi giorni.
Tra i tanti temi che suscitano preoccupazione – il rallentamento della crescita, la crisi demografica, il ritorno della guerra, le incognite sul welfare – si conferma la crescente tendenza delle nuove generazioni ad inseguire la propria fortuna altrove.
Il Censis ci dice che sono oltre 36mila giovani italiani tra i 18 e i 34 anni che nell’ultimo anno sono fuggiti all’estero in cerca di condizioni di lavoro che consentano loro di vivere dignitosamente e in autonomia.
E ci dice, anche, che questo drenaggio di competenze che si è tradotto in un aumento significativo del peso dei laureati sulle partenze, passato dal 33% del 2018 al 45% del 2021.
In questi numeri è implicita la risposta ad un Paese statico, che impoverisce la società e l’economia, che si sta depauperando delle sue risorse più fresche e promettenti, nell’incapacità di pensare ed attuare politiche strutturali in grado di trattenerle.
Mi sembra, questo, un punto prioritario sul quale anche gli amministratori della nostra Regione hanno il dovere di riflettere con attenzione, soprattutto in questa fase di elaborazione del Documento di Economia e Finanza Regionale (DEFR), il principale strumento di programmazione economico-finanziaria a disposizione del Governo regionale per cogliere al meglio le opportunità offerte dalla politica di coesione 2021-2027 e dalle ingenti risorse del PNRR.
Abbiamo un’occasione storica per disegnare la sostenibilità dello sviluppo futuro in Europa, nel Paese, nelle Regioni e nei Comuni, un processo complesso che richiede un sempre maggiore coinvolgimento dei cittadini, con particolare attenzione ai giovani, che ne sono i maggiori protagonisti, e alle loro esigenze.
Forse così riusciremo a combattere non solo la fuga dei cervelli dai nostri territori ma anche la crescente disaffezione alla politica che da troppi anni, alle urne, decreta la vittoria del partito del non voto.