Ritengo che le Istituzioni abbiano il dovere di occuparsi dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo sempre, non soltanto quando una drammatica notizia di cronaca riaccende i riflettori sulla questione. Auspico, pertanto, che l’Amministrazione regionale non continui ad esimersi dall’applicazione del percorso tracciato dalla legge 4/2018.
Donatella Porzi
Nella Giornata contro il bullismo e il cyberbullismo, che si tiene il 7 febbraio, il consigliere regionale Donatella Porzi (Misto) torna a puntare l’attenzione sul fenomeno, evidenziando che sempre più adolescenti, giovani e giovanissimi sono vittime della violenza dei cosiddetti bulli solo per discriminazione, perché ritenuti diversi: la disabilità, il colore della pelle, un apparecchio ai denti, qualche chilo di troppo o, semplicemente, un carattere remissivo.
Il dato è in crescita, come confermano le rilevazioni del rapporto “Tra digitale e cyber risk: rischi e opportunità del web” realizzato dal Moige (Movimento italiano Genitori) in collaborazione con l’Istituto Piepoli, rapporto nel quale si evidenzia che il 54% di minori sono colpiti fisicamente o psicologicamente nella vita reale e che il 23% è vittima del cosiddetto cyberbullismo, in cui è la rete tecnologica a fornire gli strumenti che possono travolgere la vita di ragazze e ragazzi, più velocemente e con maggiore forza.
“La repressione da sola non è sufficiente – sottolinea Porzi in una nota -, soprattutto perchè interviene quando il danno ormai è stato procurato. Per combattere efficacemente il fenomeno è necessario prima di tutto lavorare sulla prevenzione, su una corretta educazione al rispetto dell’altro e al valore della diversità”.
Ed è proprio in linea con questa logica che “mi sono fatta promotrice – continua il consigliere – della legge regionale “4/2018”, legge che rappresenta un importante passo in avanti per l’Umbria su questo tema ma che, a distanza di anni, non ha ancora avuto attuazione concreta. Con questo strumento ci siamo infatti proposti di attuare progetti congiunti che, oltre alle istituzioni, coinvolgano i genitori, le famiglie, la scuola e gli altri contesti di formazione e socializzazione per informare i giovani sui rischi legati al bullismo e al cyberbullismo, intervenendo sulle vittime, affinchè abbiano la forza di reagire e a riacquisire la fiducia nelle proprie capacità, ma anche sugli stessi bulli, spesso a loro volta vittime di qualche forma di disagio, attraverso azioni di recupero che li rendano consapevoli della gravità delle azioni commesse. Abbiamo messo le basi per dare seguito ad un’azione capillare di sensibilizzazione che ha l’obiettivo di favorire la denuncia degli episodi che rimangono sommersi da parte dei ragazzi che ne sono a conoscenza, rendendo consapevoli anche gli adulti spesso ignari dei comportamenti messi in atto dai propri figli o dai propri studenti”.