La gravissima emergenza sanitaria che stiamo vivendo avrebbe dovuto spingere le forze politiche di maggioranza e di opposizione ad un confronto più proficuo, rivolto a tracciare strade condivise e utili a superare la crisi più grave mai vissuta dalla nostra regione nel secondo dopoguerra. Così non è stato, almeno finora. L’Esecutivo e la maggioranza, pur con accenti diversi, hanno opposto un diniego alla proposta avanzata dai gruppi di opposizione. Ritengo che sia stato un errore. Avremmo dovuto impegnarci di più, tutti, in particolare chi ha la responsabilità della guida della regione, per far sì che i cittadini umbri si sentissero ancor più rassicurati nel vedere una classe dirigente politica unita e solidale ad affrontare problemi così gravi e pervasivi sotto ogni aspetto della vita sociale, economica, sanitaria. Una grande emergenza come questa richiede un livello di risposta eccezionale da parte delle istituzioni, con modalità che superino il rigido confine tra maggioranza e opposizione.
Voglio fare qualche riflessione su un tema che mi sta particolarmente a cuore, e che credo sia tra le priorità al pari di salute ed economia: la scuola.
Credo che la sicurezza per il rientro programmato per settembre al 100% sarà difficile averla, le paure più grandi diffuse anche tra i genitori sono:
- l’enorme dispersione scolastica che si potrà verificare stante la situazione. Questa situazione farà venir meno quel rapporto costante scuola-studente-famiglia, capace di tener viva la motivazione per la frequenza, che non tutte le famiglie possono garantire ai propri figli.
- tantissimi ragazzi non seguono le lezioni per mancanza di connessione, di mezzi tablet, computer, spazi adeguati creando ancora più disparità sociale che mai come in questa situazione rischiano di aumentare e diventare drammaticamente irrecuperabili.
- gli effetti psicologici ed evolutivi per i bambini anche di fascia 0-6 perché anche per loro la scuola non è un parcheggio, e non può essere sostituita da nonni, zii o babysitter, ammesso che ci siano.
Sul piano psicologico c’è inoltre il rischio del contagio emotivo a cui i bambini potrebbero essere sottoposti per effetto della convivenza h24 con notizie, paure e situazioni reali legate al coronavirus in questa fase di quarantena.
-per i bambini e i ragazzi più grandi, la Dad è stato sicuramente uno strumento utile e che può aver stimolato la loro curiosità, la loro attenzione e anche attrazione rispetto ad una nuova dimensione, ma questo non può essere la normalità, anzi! Sappiamo quanto importante sia la vita di relazione, la socialità e di conseguenza le lezioni in presenza perché il processo di crescita e maturazione di un ragazzo sia equilibrato.
In più va considerata l’impossibilità per alcune discipline di prescindere dall’essere in presenza, penso alle attività laboratoriali, ma penso anche alle scuole di formazione professionale, dove tanta parte della dispersione si combatte e si sconfigge, penso anche ai bisogni speciali di alcuni nostri studenti e al ruolo fondamentale della socializzazione alle loro dinamiche.
Settembre è dietro l’angolo, le nostre strutture non sono adeguate per garantire le distanze di sicurezza, il personale non è sufficiente se si dovrà ricorrere alle turnazioni, ne sufficientemente preparato per operare in questa situazione di emergenza permanente, dobbiamo formare il personale docente alla Dad, questa didattica a distanza che non per tutti è possibile e dobbiamo comunque garantire le lezioni in presenza.
Per quanto concerne i dispositivi di sicurezza (saranno necessari anche quelli pediatrici, pensiamo al nido, alla scuola dell’Infanzia e al primo ciclo della Primaria dove complicatissimo sarà far passare le distanze di sicurezza, abbracciarsi, toccarsi, scambiarsi giochi che spesso finiscono in bocca, in queste fasce d’età è la normalità)) la loro distribuzione, il loro smaltimento… i temi sono tanti, la santificazione da chi dovrà essere fatta?
Nell’immediato siamo chiamati a rispondere alle preoccupazioni di tanti genitori che riprenderanno il lavoro nei prossimi giorni, cosa che tutti ci auguriamo, e che si domandano come gestire la famiglia i figli, anche in considerazione del fatto che i nonni, straordinaria risorsa da sempre, in questo frangente devono essere tenuti al riparo da una vita sociale che potrebbe esporli a rischi. Si potrebbe mutuare e adattare alle nostre necessità per i centri estivi l’esperienza ripresa da Copagri dalla Danimarca, dove si sta sperimentando la didattica negli agriturismi, ma penso alle fattorie didattiche già all’avanguardia in questo campo, realtà che possono garantire le distanze di sicurezza, in parteneriato con il terzo settore, che già ha manifestato la propria disponibilità e volontà di collaborazione.
Con convinzione sostengo, mettendo da parte le divisioni politiche, che da subito dovremmo provare a capire come risolvere queste tematiche, è evidente che ci saranno delle linee guida nazionali a cui attenersi, ma intanto un primo nucleo per ragionare a livello regionale, un confronto scuola, istituzioni tutte (per gli edifici scolastici sappiamo che le competenze sono comunali, fino alla secondar
ia di primo grado e della provincia per la secondaria di secondo grado), genitori, le tante associazioni del territorio, tutti per provare a dare un contributo e per accompagnare una fase che sarà lunga e difficile da gestire, piena di insidie da monitorare costantemente.
Ci vorrà un coordinamento tra i livelli istituzionali epocale, che parte dall’Europa passa per il Governo nazionale, per arrivare alle Regioni, alle Province ai singoli comuni…insomma dobbiamo solo lavorare tutti perché il tema della scuola, è centrale.
Questo è il tempo della responsabilità ed ognuno deve fare la sua parte!