Con una mozione ho impegnato la Giunta regionale a tutelare la retribuzione minima salariale nei contratti di appalto di lavori, servizi e forniture e nelle concessioni della Regione Umbria.
L’atto stabilisce che nessuno, inderogabilmente, dovrà guadagnare meno di 9 euro l’ora negli interventi in cui la Regione è stazione appaltante. Inoltre, è previsto che in tutte le procedure di gara (in coerenza con quanto previsto all’art. 11 del Codice dei contratti pubblici), venga richiesto che al personale impiegato nei contratti di lavori, servizi e forniture oggetto di appalti pubblici e nelle concessioni sia applicato il contratto collettivo maggiormente attinente all’attività svolta stipulato dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, salvo restando i trattamenti di miglior favore.
Qualora in sede di offerta l’impresa chieda l’applicazione di un contratto diverso da quello indicato nel bando di gara, l’amministrazione dovrà fare una comparazione tra il contratto indicato e quello offerto per verificarne l’equivalenza, così da garantire ai dipendenti le stesse tutele, sia economiche che normative. Tale giudizio sarà condotto sulla base dei 12 parametri tracciati dall’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) nella relazione illustrativa al bando tipo n. 1 del 2023, prevedendo uno scostamento massimo di due parametri e fermo restando il rispetto della retribuzione minima di 9 euro l’ora.
Garantire un salario minimo è un diritto fondamentale per i lavoratori, nello spirito della Direttiva UE 2022/2041 del Parlamento europeo e nel rispetto dell’articolo 1 della Costituzione italiana. Questa misura intende combattere i rischi dei contratti al ribasso e garantire maggiore sicurezza e qualità del lavoro, con l’obiettivo principale di contrastare le troppe tragedie che ancora avvengono sui luoghi di lavoro. L’operato delle Istituzioni dovrà essere all’altezza di questa sfida.