“Il tempo di agire è adesso. La ripartenza del ciclo scolastico a settembre è dietro l’angolo e, con la massima urgenza, bisogna pianificare il modello di scuola più efficace, partendo dalle specificità delle nostre comunità. Basta con schemi rigidi, uguali per tutti. Serve un’offerta scolastica che si adatti ai punti di forza e di debolezza delle comunità locali”. È quanto dichiarano i consiglieri regionali Vincenzo Bianconi (gruppo misto) e Donatella Porzi (Pd) che intendono porre “all’attenzione del Governo nazionale e regionale la questione scuola, chiedendo un cambio di approccio”.
Per Bianconi e Porzi “serve, a livello nazionale, definire opzioni diverse da poter far scegliere alle comunità locali, partendo dall’analisi della popolazione scolastica, degli spazi disponibili negli istituti e nei comuni/quartieri di riferimento. Metropoli, città, paesi hanno problemi spesso diametralmente opposti. In alcuni territori servono più spazi, in altri lo spazio non manca. In alcune realtà con fatica si arriva a raggiungere il numero minimo di studenti per classe, in altre c’è sovraffollamento. Per i piccoli del nido e della materna è fondamentale il gioco insieme, e non si può ipotizzare il distanziamento sociale. Cosa diversa, già a partire dalle primarie, dove si può gestire il distanziamento sociale, ma dove lo stare insieme agli altri è importante ed è sconsigliata, da un punto di vista pedagogico, la formazione a distanza. Se si potesse, sarebbe importante riportare in aula i bambini anche delle secondarie di primo grado. Anche se più maturi, risulta comunque da diversi studi fatti su queste fasce di età, che possano soffrire molto la formazione a distanza in maniera esclusiva. E’ ovvio che sarebbe auspicabile anche per le secondarie un rientro in aula, ma se impossibile, si può pianificare una turnazione, metà in aula e metà Dad, che può essere propedeutica allo studio di tipo universitario”.
“Passando ad una analisi generale del territorio umbro – spiegano Bianconi e Porzi – possiamo dire che esistono istituti scolastici con aule molto spaziose ed altri con aule molto piccole. Alcuni istituti godono di palestre, laboratori, sale convegni, teatri, altri invece non hanno queste opportunità. Esistono numerose scuole in comunità dove pubblico e privato potrebbero mettere a disposizione per il prossimo anno, in via emergenziale, molti locali nei quali organizzare la didattica scolastica qualora non fossero sufficienti le aule negli istituti. Ci sono comunità con un numero importante di insegnanti andati in pensione e probabilmente disponibili a dare una mano, per questo anno di emergenza, così come hanno fatto tanti medici. Esistono comunità nelle quali il numero dei diplomati e laureati in materie idonee a supportare l’attività di maestre e professoresse potrebbe essere parte della risposta al distanziamento sociale scolastico necessario. Esistono tante associazioni senza scopo di lucro e genitori che sarebbero disponibili a fornire supporto operativo e/o economico al fine di permettere ai nostri bambini e ragazzi di poter tornare alla migliore esperienza scolastica possibile da settembre 2020”.
“Quello che proponiamo – concludono Bianconi e Porzi – è un contributo pratico per arrivare, nei tempi giusti, a soluzioni flessibili in grado di garantire un anno scolastico accettabile. È il tempo di rimettere al centro il territorio e le comunità locali all’interno di uno schema di riferimento nazionale. L’Italia ha un cuore grande, sfruttiamo tutto il nostro potenziale per il bene delle nuove generazioni. Questo approccio, sarebbe un altro bel passo in avanti nella creazione di un modello di partecipazione sociale e solidale che ci rafforzerebbe nell’affrontare un futuro molto complesso”.